Saturday, June 3, 2023
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Partecipazione, creatività e diritti, Repubblica delle idee fa il pieno di giovani. Molinari: “I nostri workshop nati pensando ai social”


Siamo partiti. Tre giorni di dibattiti, incontri e idee per “Sfidare insieme un futuro in bilico”. Lavoro che cambia, memoria, donne, guerra, diritti in bilico, democrazia, ambiente, come immaginare le città del futuro: queste le sfide sulle quali ci interroghiamo insieme ai nostri lettori. Con il saluto del direttore di Repubblica Maurizio Molinari si è aperta la tre giorni dedicata alle idee. Una prima giornata già densa di appuntamenti, con i temi della partecipazione e dei diritti che hanno richiamato tantissimi giovani.

La decima edizione di Repubblica delle Idee ha preso il by way of col workshop di Paolo Di Paolo nella Cappella Farnese, per discutere di desiderio, anzi del “motore del desiderio” gomito a gomito con i nostri lettori. Il membership degli scrittori è la prima novità di quest’anno, e sono già 290 gli iscritti ai workshop per questa prima giornata. Accanto alle conferenze frontali, stavolta bisogna tutti rimboccarsi le maniche. Through libera a tavoli in cerchio, lavagne, pennarelli e blocchi per gli appunti. Parola d’ordine: creatività. Li ha immaginati il nostro consulente Maurizio Travaglini, con l’concept di annullare le distanze tra chi parla e chi ascolta, e sono già tutti esauriti.

“L’concept di questi workshop – ha detto Molinari – è discutere e iniziamo con uno dei nostri migliori scrittori, Paolo Di Paolo, in questo nuovo format, che scopriremo insieme. E’ un piacere per me dirvi che ognuno di voi iscritti riceverà un regalo digitale da Repubblica”. Insieme a Paolo Di Paolo, in questa prima giornata, protagonisti sono anche Stefano Boeri, Ilaria Cucchi e Vito Mancuso per gli appuntamenti con il ‘FutureLab’, la ‘City Corridor del Domanì e lo ‘Spazio dei Dilemmi’.

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Molinari: “I nostri workshop nati pensando ai social”

E proprio aprendo l’incontro con Boeri in Sala Re Enzo il direttore ha spiegato il perché della nuova formulation. “Come mi è venuto in mente il modello dei workshop? Guardando i social. La forza dei social community é l’interazione, la conversazione. Su che cosa si basa la conversazione? Sulla trasparenza – ha raccontato – allora ho detto: facciamo degli eventi che non siano che uno si siede e ascolta, come una volta si guardava la televisione. Facciamo che uno parla, reagisce e conversa, come succede sui social community. Oggi io credo che la chiave della conoscenza venga dalla conversazione. Viene dalla capacità di ascoltare, non di parlare; di interagire, di moltiplicare le idee.

“Una volta è stato chiesto a Jack Ma, uno dei grandi guru digitali dell’Asia, come faranno i nostri figli a competere coi robotic – ha ricordato  ancora Molinari – la risposta è stata: dobbiamo investire su l’unica cosa che loro hanno e i robotic non avranno mai. Staff work: i robotic sanno fare tutto ma c’è una cosa che non sanno fare, la creatività che nasce dall’interazione. Perché non esiste un algoritmo capace di prevederla”.

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Il Membership degli scrittori

Per il primo dei format il focus è la scrittura. Natalia Sinico, studentessa di Lettere Moderne, 22 anni, è arrivata da San Doná di Piave. “Mi piace scrivere e questa period una bella occasione per entrare a contatto con chi fa questo di lavoro. Io sono una persona molto timida e ho pensato potesse essere una buona possibilità per buttarmi. Scrivo racconti brevi”.  Luisa Sforzani, 67 anni, è un’ex insegnante in pensione: “Insegnavo storia e geografia a San Lazzaro e ho sempre partecipato. Vengo al Pageant tutti gli anni, lo aspetto con ansia. Finalmente un po’ di cultura vera”. Marinetta Bisi, di Bologna, è stata tra i primi a prendere posto: “Da quanto sono in pensione scrivo brevi racconti, prima facevo l’analista programmatrice”.

 

II FutureLab

Ma si è parlato anche di futuro e di lavoro e del lavoro del futuro, in Sala Re Enzo, durante il laboratorio Future Lab le forme del lavoro creativo con Stefano Boeri e Riccardo Staglianó. “Il più grande ostacolo alla creatività sul lavoro secondo me è dover guadagnare, è il fatto stesso di dover lavorare – ha spiegato una ragazza – poi io soffro molto il controllo, la burocrazia. Durante la pandemia mi ero ripromessa di fare qualcosa che avesse senso, di provare a percepire un lavoro che fosse qualcosa che mi facesse provare senso. Così per la prima volta in 44 anni mi sono licenziata”.

Stefano Boeri: “Col Covid i tempi delle città sono saltati. Abbiamo imparato a lavorare da casa. I grandi Palazzi della PA sono vuoti. Quindi gli spazi di lavoro sono diventati spazi di scambio. Nelle case sono cambiati gli arredi. Letti che si alzano per tirar fuori un tavolo. La prossima generazione di architetti in cosa saranno diversi? Siamo tutti stati travolti da almeno quattro grandi shock: 11 settembre, la paura nelle piazze, la crisi economica, la pandemia, pensare che c’è la guerra. Questo cambia il nostro modo di progettare e di vivere. Siamo tutti più incerti, ma anche più aperti, più sensibili e più attenti. La natura deve tornare a essere qualcosa che sta con noi, le città devono cambiare totalmente”. 

La City Corridor

Ilaria Cucchi, durante la City Corridor, altro laboratorio di palazzo Re Enzo: “Adesso? – ha detto – si va avanti, ma non si dimentica il passato perché è qualcosa che mi ha cambiata. Mi sento nella mia terza vita. Non la voglio una vita normale. Io non la voglio una vita perfetta. Oggi so che di indifferenza si può morire. Voglio continuare a essere quella che sono. Di certo molto più ricca, non di soldi, di dieci anni fa”.

Poi è tornata a sedersi al suo tavolo e i lettori, divisi in gruppi, hanno fatto tutti i compiti assegnati. “Immaginate di essere nel futuro, nel 2027, e nei panni di persone che non siete voi – è stato l’invito – dovete mettervi nei panni qualcun altro: le forze dell’ordine, i media, il parlamento, gli artisti e gli intellettuali. Qualcuno dovrà immaginare un futuro in cui abbiamo imparato dai nostri errori e qualcun altro dovrà immaginare un futuro in cui non siamo stati capaci di cambiare”.

Lo spazio dei dilemmi

“Ciao noi siamo Fabio e Filippo, tu studi qui a Bologna?”. “Sì, mi chiamo Ludovica, piacere”. Vengono da Milano, Roma, persino da Catanzaro (applausi in sala Tassinari) i lettori che hanno partecipato al workshop di Vito Mancuso, dedicato al dilemma tra libertà e necessità. E il loro primo compito è stato presentarsi. Anche il filosofo Stefano Bonaga ha alzato la mano: “Io vengo da by way of Zamboni”. Benedetta Maganzi, 49 anni invece è un’insegnante: “Vivo a Modena – ha raccontato – ho sempre seguito Repubblica delle idee e il format dei workshop mi interessava molto”. Stefano Lolli invece è di Casalecchio, ed è arrivato diretto dal workshop sulla scrittura.

Il tema adesso è la libertà versus la necessità. E per lanciare il dibattito Mancuso cita Einstein: “Lui period ebreo, Hitler stava per salire al potere e Einstein, nell’agosto 1932, scriveva: non credo nella libertà del volere. Questa conoscenza mi protegge dal prendere troppo sul serio me stesso e dal perdere il mio buon umore. Nel 1943, al quarto anno di guerra, invece, usava parole numerous: i nostri antenati ebrei, i profeti, gli antichi saggi cinesi hanno scritto che la cosa più importante nel dare forma alla nostra esistenza umana è fissare una meta, e la meta è una società di esseri umani liberi e felici. È in questo sforzo che l’intelletto può offrire l’aiuto più potente. Quando sbagliava Einstein?”. Poi by way of, si parte, divisi in due squadre per sette minuti: quelli lo scotch arancione sulla sedia devono difendere la libertà, quelli con lo scotch azzurro la necessità. Luca Marinozzi, 26 anni, studente filosofia: “Sono venuto a questo workshop perché una volta ho visto un video di Mancuso e volevo ascoltarlo di nuovo. Sono qui per imparare a partecipare”.

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I diritti

Fuori dai workshop, Cathy La Torre è salita sul palco insieme a Giorgia Soleri, per parlare di diritti (o concessioni?). Advert ascoltarle tantissime under30, per la maggior parte ragazze: tutte attentissime, con lo sguardo fisso, non si perdono una parola, prendono appunti. Quando l’avvocata cube “se i giovani non vanno a lavorare nel grande mondo della ristorazione vorrà anche dire che non vogliono fare un lavoro sottopagato e sfruttato” è esploso un fragoroso applauso. L’altro è arrivato subito dopo: “Ci vuole eutanasia, ci vogliono le treatment palliative e ci vuole una legge sul suicidio assistito”.

Gli altri eventi

Anche Cristina Comencini è a Bologna con Rosella Pastorino per parlare delle “donne nella storia”. E, ha detto, “nella storia delle donne la guerra non esiste. Quello che esiste, in guerra are available in tempo, è la violenza sul corpo delle donne. Un corpo, che nelle varie epoche, è stato esso stesso terra di conquista. Stuprato e ucciso. Lo stesso atteggiamento predatorio per cui ogni due giorni in Italia una donna muore ammazzata”.

 

La serata è stata tutta per la politica, in piazza Maggiore, con Enrico Letta, che invita il Parlamento advert approvare al più presto una legge sul suicidio assistito  (“mi vergognerei se questa legislatura si concludesse senza”) e Giuseppe Conte, che attacca Luigi Di Maio: “Offensivo dire che il Movimento imita Salvini”.

RepIdee 2022, Angelo Branduardi canta “Alla fiera dell’est” in ucraino con piccoli profughi


Nell’intermezzo spazio alla musica. Sul palco sale Angelo Branduardi e canta la Fiera dell’Est in ucraino, accompagnato da un coro di bambini ucraini. Alle nove è la volta di Daniel Pennac, che annuncia:  “Ho preso una decisione: non farò mai più il bagno nel mar Mediterraneo, davanti all’incapacità dell’Europa intera di accogliere queste persone di cui una grande percentuale è annegata in questo mare”. Per finire con Lucio Battisti e le lezioni di rock, di Ernesto Assante e Gino Castaldo.

 

 

 

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